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Il valore di un vecchio computer

di Massimiliano Fabrizi

Una collezione è un "insieme di cose del medesimo genere, raccolte e sistematicamente ordinate per il loro pregio, la loro singolarità, il loro interesse storico, scientifico o per altra ragione".

In questa definizione non è contemplata la necessità di possedere oggetti con un determinato valore pecuniario: è vero, alcuni collezionisti sarebbero disposti a pagare cifre enormi per ottenere un pezzo che manca alla propria raccolta di oggetti preziosi, ma lo fanno coscienti del fatto che quel particolare oggetto incorpora effettivamente un valore consistente. Alcuni industriali giapponesi, ad esempio, acquistano opere d'arte per milioni di dollari perché sanno che quegli oggetti sono un investimento più sicuro dei classici "beni rifugio".

Un collezionista di francobolli conosce esattamente il valore della propria collezione, perché esiste un catalogo che indica in maniera certosina e meticolosa il prezzo che una persona interessata pagherebbe per quel rettangolo di carta, in funzione del suo stato, della presenza o meno di tutti i dentelli e così via.

La collezione di computer, invece, esula da ognuno degli esempi precedenti per vari motivi. Innanzitutto, come è concepibile pensare che un oggetto possa avere un valore consistente se è possibile trovarlo scavando in una discarica? Esiste forse un luogo dove, armati di pazienza, è possibile scovare un Van Gogh o una scatola di Penny Black? Se esistesse un luogo simile questi oggetti non avrebbero il valore che invece possiedono.

Un oggetto veramente prezioso, inoltre, è considerato tale da chiunque sia in grado di giudicarlo obiettivamente. Nessuno lascerebbe vicino ad un immondezzaio un raccoglitore pieno di francobolli dall'aspetto antico, mentre la presenza di un vecchio computer al lato della strada passa inosservata alla maggior parte della gente, tranne al vero amatore.

Queste constatazioni ci permettono di capire che il valore di un computer antico non va ricercato nell'oggetto, ma nelle emozioni che suscita nel collezionista, e le emozioni, lo sappiamo, non sono valutabili.

Quando un appassionato di retroinformatica acquista un vecchio computer da qualcuno che vuole disfarsene stabilisce un prezzo più o meno simbolico che permette al "cessionario" di avere qualcosa in cambio per quell'oggetto che si appresta a cedere. Il 95% dei computer che i collezionisti cercano per la propria collezione ha un prezzo compreso tra le 20 e le 100 mila lire. La maggior parte delle transazioni che avvengono tra collezionisti e appassionati sono comprese in questi limiti.

Mi capita di vedere spesso annunci di vendita di vecchi computer, posseduti da persone che non comprendono lo spirito del collezionista, che rivendicano cifre degne di Sotheby's: questi rivenditori sono sempre rimasti a bocca asciutta. Anzi, il vero collezionista evita questi affari: nella filosofia del retrocomputing è compreso solo il valore emotivo che noi attribuiamo ad un determinato computer, legato a esperienze passate o a leggende che orbitavano intorno a quella particolare macchina.

Queste mie constatazioni non sono da intendersi assolute: esistono ovviamente valutazioni più alte, ma non di molto, per alcuni computer prodotti prima del 1980. Tuttavia, cifre a sei zeri sono limitate a due o tre pezzi al massimo, e si tratta dei primi "personal" venduti a metà degli anni settanta: più simili a parallelepipedi che a veri e propri computer sono reperibili solo oltreoceano, e con spese di spedizione che sfiorano il 30% del valore totale. Solo in questi rarissimi casi si può parlare di prezzi non abbordabili.

In tutti gli altri casi, i computer "da collezione" vengono venduti al costo di un paio di pizze o poco più. Questo perché il retrocomputing è una passione "pura", legata al solo piacere di possedere e far funzionare una vecchia gloria. Chi vende un vecchio computer attribuisce esclusivamente un valore funzionale a quella macchina, e noi sappiamo che la funzionalità di un vecchio computer, per l'utente professionale, è minima. Nessun vero collezionista, infatti, fa i conti di quanto può valere in termini economici la sua raccolta di computer. Esiste quindi un modo per stabilire un valore preciso? A mio parere, no. Il valore lo attribuiamo noi, siamo liberi di acquistare un oggetto al prezzo che riteniamo opportuno. L'importante è che non esista una speculazione su un mondo che è fatto si sola passione.

La passione: questa è l'ingrediente fondamentale. Una collezione di computer è impegnativa per motivi lontani dall'investimento economico. C'è bisogno di molto spazio, molta pazienza, dedizione. In termini pratici si può addirittura dire che è sconveniente. Ho visto persone che, pensando si seguire una "moda", hanno comprato in blocco e a cifre irragionevoli intere partite di vecchi computer. Spesso hanno rivenduto tutto poco tempo dopo, perché non riuscivano a comprendere l'utilità di possedere macchine obsolete o, peggio ancora, pensavano ad un incremento di valore nel tempo: non sapevano che il vero valore è solo nella testa.

 
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